Cronaca di un giorno di normale foll(i)a

16 settembre 2010
Certi giorni nascono benedetti da una mano arrognata (leggi atrofizzata), suppongo. Te ne accorgi dalla mattina, e quando la sveglia suona alle 6 il problema è più che serio, perché la giornata sembrerà non finire mai.
Quel giorno però non guardai con sospetto ai primi due segnali d’allarme – il bigliettaio alla circumvesuviana che si era allontanato e che se la prende comoda per venirti a fare il biglietto e, in seguito, una corsa del treno cancellata. E la quiete della prima mattinata si è annullata di colpo verso le 11. Cominciò a circolare una voce, ed io preoccupato feci per andarmene per precauzione, ma mi son trovato di fronte ad un cancello sbarrato. Letteralmente. E con doppio giro di catena. Alzai gli occhi al cielo e mi misi le mani nei capelli, in una posa di molto simile all’Urlo di Munch: la metropolitana era chiusa per sciopero!!!!! Ed io, al Policlinico, in capo a tutta Napoli, come me ne torno????
La soluzione, purtroppo, sono i bus dell’ANM. Purtroppo…
E qui parte il conteggio delle sfighe.
1) Recatomi all’edicola per prendere il biglietto, non solo non avevano il quotidiano che cercavo ma, visto il mio biglietto da 20 euro, mi dice che non può cambiare, domandandomi se per caso non volessi acquistare qualche altra cosa, tipo altro giornale o ricarica. Datosi che non ero interessato ad altri giornali, optai per una ricarica, anche se non ne avevo bisogno. Dettai il numero, presi il resto e la ricevuta e ringraziai, aggiungendo non appena fui certo di essere abbastanza distante, un sentito ‘fanculo. Un’edicola che non ha resto? Mah…
2) Mi reco alla fermata del pullman e aspetto una buona mezz’ora prima che arrivi l’OF, che finalmente mi riporterà a piazza Garibaldi. Salgo sul pullman, e mi beo del fatto che facendo stazionamento si svuota, concedendomi un posto a sedere… Ma datosi che la sfiga in quei giorni è parecchio zelante, il pullman non riparte, e dobbiamo salire sull’OF che arriva subito dopo. Inutile dire che le mie chiappe hanno perso quel tanto benedetto privilegio…
3) Nel nuovo pullman non solo non si becca un posto a sedere, ma si sta pure costipatissimi, come in una pressa. Stando in piedi nei pressi del gradino di un posto a sedere, subisco gli effetti della gente che, da fuori, spinge per entrare, col risultato di farmi da via Bianchi a via Fontana in una postura storta come un punto interrogativo, col rischio di beccarmi un paio d’ernie del disco.
4) Immancabilmente durante questi viaggi a pieno carico succede che tra il suddetto pullman e un signore o, come è successo stavolta, una signora che aspetta ad una fermata, scocchi una scintilla d’amore e la signora decide seduta stante che chillo è e chillo adda essere! Per cui, noncurante della gente da dentro che protesta per il ritardo che provoca, si butta nella mischia, giudicando di essere tutto sommato entrata, nonostante stia sulle punte sul bordo del gradino e nonostante abbia tre metri cubi di culo fuori dall’ "area-bus". Datosi che a bordo non abbiamo cartelli di "carico sporgente" da appenderle dietro, il conducente è costretto a un’operazione di chirurgia plastica a distanza: con un continuo apri e chiudi delle porte rimodella le forme ridondanti del posteriore della dama. Dato che non si decide a scendere convengo che non solo è persa d’amore per il suddetto bus, tanto da travalicare i limiti dell’ostinazione, ma che il suddetto massaggio delle porte è anche di suo gradimento. Dopo minuti infiniti di apriechiudi, anche il culone viene fagocitato dal pullman, e si riparte.
5) Nel suddetto tragitto, una balenottera da 150 chili dall’aspetto molto grossolano fa sfoggio del suo accento puteolano con influenze torresi. All’ennesima fermata dove nessuno scende e tutti vogliono entrare, esasperata dalle continue pressioni di quelli di fuori, e dato che vicino a lei c’è anche una bambin,a esplode: " ‘A voulite fenraì o naò ‘e speignere?!?!? ‘ccà ce sta ‘na criataura,’a faciaìte comm’a ‘na souttilaèèèètt!" e aggiunge in seguito "E che m’saèèèèria!". Mi giro per guardarla, e subito ho un’illuminazione: ora so in faccia a chi sono emigrati i nei di bruno vespa.
6) Dopo innumerevoli peripezie arrivo a piazza Garibaldi, in tempo utile per prendere la circumvesuviana di ritorno. Poteva mai mancarmi un augurio di buon viaggio? Un tizio richiama la mia attenzione, mi giro verso di lui pensando che voglia chiedermi un’informazione. Sono stanco e provato, ma ho la lucidità sufficiente per passarlo allo scanner: jeans sporchi, maglia di una tuta con cappuccio, barba incolta, sorrisetto da figlio di buona donna, e mano chiusa a pugno con indice rivolto in su, nell’atto di chi mi deve chiedere un piacere. La previsione viene confermata dalle prime parole sue: "Me lo potresti fare una cortesia, gentilmente?" Qui in genere si usano gli avverbi di cortesia ( gentilmente, cortesemente ) come passepartout per ottenere lo scopo che ci si è prefissato. Capisco a volo che ‘a chiammata è a denari, alzo una mano in cenno di scusa e mi affretto a troncare: "Non ho niente." Mi giro e affretto il passo, cogliendo al volo lui che mormora sottovoce un machestrunz fintamente indignato. Rispondo tra i denti con il mantra di rito che si usa in questi casi: attèamàmm’tassòr’teazzìt’t.
7) Finalmente in treno! Mentre mi siedo mi accorgo che ho una fame da leoni e la mia testa prega che a casa ci sia qualcosa di buono per pranzo. I miei occhi fuggono indomiti tutt’intorno, però. E mettono la proverbiale ciliegina sulla torta di questa splendida giornata. Di fronte a me siede una signora over 50 – moooolto over 50 – bionda pagliericcio, fisicamente messa male, ma molto fiera di sé, dato che non ha rinunciato alla graziosità di indossare dei pantaloni rossi attillati che terminano poco sopra al ginocchio, lasciando intravvedere pelazzi straordinariamente lunghi. Non mi soffermo molto, ma… sbaglio o avevo colto una anomala arborizzazione, per trattarsi di peli? In un lampo metto a fuoco meglio: erano vene varicose…
E così anche l’appetito è sistemato.

Per concludere: nonostante da più parti sento dire che ANM sta per Azienda Napoletana della Mobilità, dopo una giornata del genere io sono sempre più convinto che significhino ANM D’O PRIATORIO!!!

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